La campagna elettorale rappresenta un momento che necessita di un enorme sforzo e impegno. L’abbiamo iniziata a novembre e in questi mesi ho cercato di dedicare tutto il tempo che potevo ai torinesi, all’ascolto dei problemi, alla presentazione delle proposte e alla partecipazione alle iniziative. Proprio durante lo svolgimenti di questa campagna, ho anche dovuto salutare un mio caro amico, un po’ più giovane di me, che, rimasto senza lavoro da diversi mesi, ha deciso di trasferirsi a Londra per cercare lavoro e soprattutto per provare a costruirsi un percorso di vita.
Pur essendo qualificato per il suo lavoro, nell’ambito della ristorazione, e pur avendo dato la disponibilità a cambiare città non riusciva a trovare altro che stage, magari al termine di corsi, oppure contratti “a chiamata”. Così ha deciso di investire su se stesso: prima un corso di lingua e poi, con molto coraggio, ha fatto il grande passo.
Oggi sono riuscita a sentirlo, una rapida telefonata per sapere come stava andando la sua esperienza e come fosse l’umore. Dopo un solo giorno era riuscito a trovare lavoro presso un importante ristorante di Notting Hill e da pochi giorni era diventato responsabile di sala. Sarà stato l’entusiasmo della novità oppure la felicità di poter realizzare ciò per cui uno ha studiato e si è formato, ma il tono della chiacchierata è stato rincuorante. Il pensiero però è andato subito ai tanti miei coetanei, o anche più giovani, che vivono qui a Torino in un limbo temporale, senza una prospettiva e soprattutto senza un sogno.
Ho sempre pensato che la politica, a tutti i livelli, abbia delle responsabilità se la disoccupazione è così alta e se, soprattutto, la disillusione delle persone che smettono di inseguire i loro sogni è ormai incalcolabile.
Già, il vero problema è proprio la disillusione e il distacco che percepiamo tra la politica e i problemi reali che ciascuno di noi ha. Non dobbiamo cadere nell’errore di considerare i problemi che viviamo come se fossero calati dal cielo: questi sono il frutto di cattive decisioni e di cattive politiche e, allo stesso modo, con buone decisioni e con buone politiche, possono essere affrontati e risolti.
Magari, un giorno, i tanti giovani che se ne sono andati e se ne stanno andando, riusciremo a farli tornare qui, a Torino, a casa loro, a casa nostra.
Torino può ripartire ma il cambiamento passa da una scelta consapevole, una scelta di tutti i cittadini torinesi, una scelta che per la prima volta da tanto tempo tutti insieme abbiamo la possibilità di fare.
