Ciao Luigi.
Permettimi di scriverti queste poche parole e di togliermi la soddisfazione, questa volta, di farlo pubblicamente.
Sì, perché nel rispetto del nostro ruolo, abbiamo sempre fatto in modo di affrontare pubblicamente le questioni che riguardavano la vita quotidiana dei cittadini, il loro presente, il loro futuro e quello delle prossime generazioni, riservando a messaggi e conversazioni private la risoluzione di beghe di bassa lega che, troppo spesso, umiliano il dibattito pubblico.
Oggi però è diverso. È diverso perché tu, da qualche minuto, hai rassegnato le dimissioni da capo politico del Movimento 5 Stelle. Quella forza politica ispirata da Beppe e Gianroberto in cui siamo nati e che abbiamo contribuito a far crescere, in cui abbiamo creduto, nella quale ci siamo spesi ogni giorno degli ultimi dieci anni e che, in qualche modo, a sua volta, con le nostre esperienze, ci ha fatto crescere.
Ma Luigi, siamo sinceri… quante cose non si possono dire per proteggere le istituzioni che rappresentiamo?
Quante volte bisogna buttare giù bocconi amari, magari leggendo fantasiose ricostruzioni della realtà e ascoltando le dichiarazioni di chi, dentro e fuori, può permettersi il lusso di dire ciò che vuole tenendosi, però, distante da ogni responsabilità?
Io, tuttavia, sono fermamente convinta che, alla fine, rimarranno i fatti.
I fatti sono che tu, a 26 anni, con tutti gli errori che si possono fare a quell’età, sei diventato il punto di riferimento obbligato di un movimento destinato a diventare, pochi anni dopo, la prima forza politica nel Paese.
Successivamente ne sei diventato il capo politico, veste in cui abbiamo visto quel famoso 33% delle elezioni Politiche del 2018. Quanto sembrano lontani quei giorni, eppure sono passati meno di due anni.
Da quel momento, nelle tue mani, c’è stato l’affaire del cosiddetto “governo gialloverde”. Una creatura politica dagli esiti tutt’altro che certi e che tutti sapevamo sarebbe stata estremamente difficile da gestire ma che qualcuno doveva assumersi la responsabilità di fare, schivando una lama e l’altra.
Eccoti dunque, a poco più di 30 anni, in veste di Vicepremier, Ministro del Lavoro e per lo Sviluppo Economico. Quelli che ritengo senza dubbio tra i dicasteri più difficili in assoluto, dove vedi quotidianamente aziende in crisi, lavoratori licenziati e famiglie in procinto di perdere la loro unica fonte di sostentamento. E tu devi dare risposte. Possibilmente ieri.
Forse è anche questo che ti ha fatto premere l’acceleratore sul Reddito di Cittadinanza, una misura largamente diffusa ma che in molti consideravano impossibile da introdurre nel nostro paese. Invece, oggi, oltre un milione di persone in difficoltà hanno visto la loro domanda d’aiuto accolta.
Poi, in piena estate, si è aperta una assurda crisi di Governo che, insieme al Presidente Giuseppe Conte – figura eccellente da te indicata sin dall’inizio – hai dovuto affrontare. E la conseguente creazione di un nuovo Governo.
Scelta, quest’ultima, in cui ti ho sempre appoggiato e che sono certa tuttora sia stata la decisione migliore.
Tutto ciò nel contesto di un Paese ormai assuefatto alla sovraesposizione mediatica in ogni dove e ad ogni ora del giorno, all’ingordigia fatta cifra d’immagine, a slogan falsi come una banconota da tre euro.
Non è il tempo delle riflessioni quello in cui viviamo, Luigi, dobbiamo farcene una ragione. Ma non per questo smetteremo di portarle avanti.
Concludo.
Io ti voglio ringraziare. Voglio dirti grazie perché nonostante tutto, anche nonostante gli errori, che inevitabilmente ci sono stati, non hai mai mollato.
Hai dimostrato che credendo in qualcosa, magari non si spostano le montagne, ma si fanno i Governi. Hai dimostrato che la Politica della concretezza e della serietà si può contrapporre a quella dello show e delle campagne elettorali permanenti. Che il rispetto, nelle Istituzioni, viene prima di tutto.
Hai dimostrato che solo sporcandosi le mani e rimettendoci del proprio si possono cambiare le cose.
E hai dimostrato che il bene del Paese viene prima di qualsiasi altra cosa, a partire dal consenso.
Adesso non so come e quanto cambieranno le cose ma sono certa che lavoreremo ancora insieme per continuare a credere in questo progetto politico e riuscire, in ogni modo possibile, a preparare un futuro migliore per noi e per i nostri figli.
C’è ancora tanto da fare, tanto per le nostre città quanto per l’intero Paese.
Lavoro, ambiente, innovazione, istruzione, welfare sono solo alcune delle sfide a cui dobbiamo guardare.
Grazie di tutto.
Chiara