Quello dell’Ex-Moi è un tema importante e delicato per la nostra Città.
Qualche mese fa vi raccontai di come, sin dal principio del mio mandato, io e il Prefetto di Torino, Renato Saccone, convenissimo sul fatto che si trattasse di una priorità che non poteva più attendere.
In questi anni il complesso di palazzine progettate per le Olimpiadi sono diventate la “casa” di oltre mille profughi che vivono ammassati, in edifici che necessitano di manutenzione e in condizioni igieniche precarie.
Quello che doveva essere l’eredità di una vittoria per Torino, dopo 11 anni è invece il simbolo in muratura di una delle sue più grandi sconfitte.
Ex-MOI: un impegno comune per migranti e cittadini
Sin dal nostro insediamento abbiamo detto che ci saremmo occupati di questa situazione e così è stato.
Ci siamo messi subito al lavoro e agli inizi di marzo di quest’anno ho potuto riferire in Consiglio Comunale di quanto stava avvenendo e dei relativi sviluppi.
Il primo frutto concreto di questo lavoro è stata l’iniziativa MOI – “Migranti un’Opportunità di Inclusione”, che ha come obiettivo quello di affrontare questa emergenza trovando una soluzione sostenibile per gli abitanti delle palazzine e consentire la graduale restituzione di queste ultime per verificarne i possibili utilizzi, ai fini di una riqualificazione urbana e sociale.
Il mese successivo, ad aprile, è iniziata la mappatura volontaria degli occupanti, tuttora in corso.
In cosa consiste. Tutti gli occupanti delle palazzine hanno la possibilità di fissare un appuntamento per un colloquio privato con uno o più membri dell’équipe del progetto. In questo colloquio vengono raccolti i loro dati anagrafici e possono rispondere a un questionario con domande inerenti le loro competenze e i loro interessi.
Cira un mese fa – e precisamente il 12 giugno – ha preso il via il primo censimento degli occupanti, i cui dati verranno integrati a quelli della mappatura volontaria per avere un’idea più precisa rispetto al numero delle persone che vivono al MOI e poter informare tutti gli interessati degli obiettivi del progetto.
Per stimolare attivamente questa partecipazione, i membri dell’équipe, insieme ad alcuni funzionari del Comune di Torino e della Prefettura si sono recati casa per casa, nelle palazzine, per consegnare una lettera informativa che ho firmato io stessa.
Ex-MOI: i primi numeri sugli occupanti
Ad oggi i risultati sono piuttosto incoraggianti. Nonostante i dati siano ancora in elaborazione, dopo il primo censimento si è stimata la presenza di circa 750 persone che vivono presso il MOI, di cui 40 donne. Questi dati verranno incrociati con gli esiti del processo di mappatura volontaria, fondamentale per raccogliere ulteriori informazioni. Con l’incrementare dei dati verranno poi fatti ulteriori passaggi al fine di ottenere un quadro quanto più completo possibile.
Tutto questo è necessario per raggiungere nel minor tempo possibile un risultato che sia efficace, reale e sostenibile.
Quella dell’ex-MOI è innanzitutto una questione di emergenza umana e sociale, che negli anni ha avuto ripercussioni su tutto il territorio e con cui i residenti sono costretti a convivere.
Siamo perfettamente consapevoli tanto della situazione in cui versano i migranti quanto dei disagi di chi vive in quella zona.
Come tutte le situazioni difficili che negli anni si sono incancrenite, anche questa non si potrà risolvere da un giorno all’altro.
Stiamo portando avanti un lavoro serio e siamo fermamente determinati ad andare avanti finché tutto questo non sarà risolto.
Ex-MOI: un obiettivo possibile grazie alla collaborazione
Voglio ringraziare ancora una volta tutte le Istituzioni e le Autorità che stanno partecipando a questo percorso. La Regione Piemonte, la Città Metropolitana, la Prefettura di Torino, la Compagnia di San Paolo e la Diocesi di Torino.
Continuerò ad aggiornarvi: l’auspicio è quello di potervi dire il prima possibile che il problema dell’Ex-Moi è stato superato.