
Sono
circa 250 le nutrie che affollano sempre più numerose le sponde dei
fiumi di Torino. La nutria è considerata specie invasiva dall’Unione
europea, che chiede di effettuare interventi per contenerne la rapida
riproduzione, non contrastata nel nostro Paese da efficaci predatori: da
due a quattro le cucciolate prodotte ogni anno.
Le nutrie, originarie del Sud America e importate per sfruttarne la
pelliccia, consumano fino a 2,5 kg di alimenti freschi al giorno,
spogliando dalla vegetazione le sponde dei fiumi e colpendo spesso le
coltivazioni; danneggiano i nidi degli uccelli e la loro presenza attira
a loro volta ratti, gabbiani e colombi e farsi tramite per malattie e
infezioni; possono rappresentare quindi un pericolo per la salute.
Il piano di controllo presentato oggi nella riunione della Commissione
Smart City dall’Università di Torino durerà cinque anni, ed è condotto
con Città Metropolitana, Città di Torino e la Consulta comunale
animalista. La prima fase sarà di controllo del territorio: un’equipe
percorrerà in barca i fiumi di Torino alla ricerca delle colonie, che
saranno anche osservate con l’ausilio di un drone. Poi si procederà alla
cattura, soprattutto delle femmine, per la loro sterilizzazione, fino a
un centinaio di esemplari. Una colonia non sarà interessata
dall’intervento e verrà utilizzata come “gruppo di controllo”.
L’intervento dura dieci minuti e la cattura avviene con la
collaborazione delle associazioni animaliste. In quattro anni si potrà
ottenere, secondo i ricercatori, una riduzione del 40%, la scomparsa
definitiva delle nutrie dal nostro territorio si avrà tra l’ottavo e il
decimo anno di attività. L’osservazione con il drone e la cattura
permetteranno di studiare i comportamenti delle “famiglie” (matriarcali,
i maschi sono “vagabondi”) e di analizzarne la realtà sanitaria in modo
scientifico. — a Torino.