Primo Maggio: il mio commento ai fatti avvenuti durante il corteo

Come altre volte è accaduto, anche quest’anno si è parlato molto del Primo Maggio. Purtroppo non nel merito di ciò che rappresenta ma dei fatti avvenuti durante il corteo.
Di seguito trovate il mio discorso in Aula su questo tema.

Primo Maggio a Torino: la mia posizione

 

Colleghi, sono qui a riferire in merito ai fatti avvenuti in occasione del tradizionale corteo del Primo Maggio, giorno della festa dei lavoratori, che si stava svolgendo in forma pacifica e partecipata.

Come diverse altre volte è accaduto, anche quest’anno le scene che si sono materializzate nelle vie centrali della Città non sono state affatto di festa. Vedere un corteo spezzato a metà e scontri con le relative conseguenze, di certo, non può che creare un forte dispiacere.


Gli avvenimenti hanno portato per l’ennesima volta a far parlare i media di “disordini”, di “scontri”, nascondendo – a tratti negando – quello che è il senso profondo di questa giornata.

La violenza è sempre sbagliata in qualunque forma questa venga esercitata e va condannata senza se e senza ma.

 

Non credo spetti a questa aula e più in generale alla politica definire quali siano le corrette decisioni da attuare in materia di gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza. Esistono organi preposti a cui va il nostro rispetto e il ringraziamento per il difficile lavoro quotidiano. Provo certamente rammarico e dispiacere – sentimento che immagino appartenga a molti di noi – nell’aver appreso che l’atteggiamento di pochi abbia rovinato la festa dei lavoratori impedendo a molte persone che pacificamente erano presenti al corteo di manifestare anche il proprio dissenso.

 

Credo fortemente, infatti, che in democrazia il dissenso, quando manifestato all’interno del perimetro della legalità, e lo ripeto: “manifestato all’interno del perimetro della legalità” sia  senza dubbio un valore e le istituzioni tutte ne devono consentire la pacifica espressione.

 

Tra i compiti della Città di Torino non rientrano appunto la gestione della piazza e neppure le complesse valutazioni che soggiacciono alle certamente difficili scelte assunte nella breve frazione di un momento per la garanzia dell’ordine pubblico e di tutti gli altri manifestanti pacifici, la più gran parte.

 

Ritengo però che, al di là della contingenza e quindi più in generale, la Politica – tutta – sia chiamata ad interrogarsi sulle ragioni delle crescenti tensioni sociali che caratterizzano sempre più il nostro paese. Non possiamo infatti pensare che la Forza Pubblica, che ringrazio per il difficile lavoro quotidiano, sia chiamata sola a rispondere alle istanze che arrivano dalla società e che non trovano risposta.

 

La domanda credo sorga spontanea. E’ possibile isolare i violenti prima che scendano in piazza e far diventare le eventuali manifestazioni del dissenso un momento di pacifica dialettica democratica? Credo si tratti di una sfida, certamente difficile, che anche tutti i corpi intermedi devono affrontare, tanto i partiti, quanto i movimenti quanto i sindacati.

 

Tornano sempre attuali le parole di Gramsci:

Trascurare e, peggio, disprezzare i movimenti così detti «spontanei», cioè rinunziare a dar loro una direzione consapevole, ad elevarli ad un piano superiore inserendoli nella politica, può avere spesso conseguenze molto serie e gravi.”

 

A tutti deve essere concessa quella agibilità nello spazio pubblico, l’agorà, che è condizione necessaria per il confronto pubblico e democratico.

 

Lo spazio non a caso è definito “pubblico” proprio perché non è di una parte o di un individuo o della forza politica che governa pro-tempore bensì di ciascuno di noi. Il diritto di poter manifestare le proprie idee in una piazza, di organizzare una manifestazione come quella del primo maggio di qualche giorno fa, è corollario dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione e deve essere garantito a tutti, partiti, sindacati, associazioni e liberi cittadini.

Mi auguro che, archiviata questa brutta pagina cronaca, non si debbano più ripetere i momenti di scontro violento ma, al contrario si possa far crescere il confronto pacifico e socialmente edificante che so far parte dei valori fondanti della nostra comunità, intesa come Città. Credere in un ideale, in un valore, un’idea e per tale motivo esprimere dissenso è legittimo. Utilizzare la violenza per affermare quel principio non lo è.

 

Ringrazio anche l’aula per aver deciso di dibattere in questa sede degli accadimenti di questi giorni.

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