Sindaco, come fa ad essere fiero di questa Fiat?

In aula si dibatte del trasferimento della sede legale di FIAT.
Ecco l’intervento in aula

Sono anni che la Fiat, come in un film a puntate, ci racconta una bella storia, dipinge un mondo inventato nel quale la politica è un attivo protagonista e generoso finanziatore.

Fine aprile 2010: Fiat annuncia in pompa magna “Fabbrica Italia”, un grosso piano industriale previsto per il quinquennio 2010-2014. Vi ricordate le campagne pubblicitarie, i trailer, che nella parola “Italia” concentravano tutto lo sforzo simbolico e comunicativo? Il “gruppo” desiderava stare in Italia, desiderava valorizzare il lavoro e le specificità produttive del paese. La Fiat avrebbe investito 30 miliardi in cinque anni, di cui venti solo negli impianti italiani. Valorizzazioni e investimenti avrebbero dovuto triplicare la produzione di auto Fiat. Ovviamente per realizzare questo ambizioso programma era necessario che venissero applicate delle misure di “razionalizzazione” come ad esempio la chiusura di Termini Imerese, o il sistema di produzione a ciclo continuo che portò al famoso referendum nello stabilimento di Pomigliano e poi quello di Mirafiori. Non era un “ricatto”, investimenti – cioè presunte garanzie di posti di lavoro – a fronte di tagli di diritti, ma solamente una nuova impostazione aziendale; no? Ecco quindi il coro dei politici, intonare un canto di approvazione. Ci fu anche qualche solista come ad esempio Lei, Signor Sindaco che recitò il testo “se lavorassi alla Fiat voterei sì al referendum su Mirafiori.” O Chiamparino: “Marchionne merita un tappeto rosso”. A questa sequela non poteva sottrarsi il vostro ultimo acquisto, Renzi: “sto dalla parte di Marchionne senza se e senza ma”. Perfetta esecuzione!

Il copione di “Fabbrica Italia” solo qualche mese più tardi iniziò a mostrarsi poco credibile e a Settembre 2012 fu ufficialmente ritirato dalle scene: un “ripensamento”. Gli investimenti non ci sono più ma il taglio dei diritti sì. Pazienza, evidentemente importava poco a chi continua a voler recitare il copione dei grandi imprenditori, o, come dicono alcuni, dei “poteri forti”.

Nel 2013 va in scena la fusione di Chrylser e Fiat e qui, dopo l’incontro Landini-Marchione, Lei, Signor Sindaco, si esibisce in alcune memorabili arie: “I successi di Marchionne sono sottovalutati”, “dobbiamo fidarci di Fiat”. Poco importava che già a partire da gennaio 2012 Marchionne fosse uscito da Confindustria, dicendo implicitamente che il resto dell’imprenditoria di questo Paese non è all’altezza. Perché il messaggio era questo.

E così arriviamo al gran finale: la fusione Fiat-Chrysler! Un cast d’eccezione: tutte le istituzioni, in particolare Lei e il Presidente Cota ad una sola voce “La fusione Fiat-Chrysler grande opportunità per Torino”. Avete dovuto cantare ancora più forte delle volte precedenti per coprire, ad esempio, il fatto che in questi anni la Fiat abbia rinunciato al lancio di nuovi modelli strategici e abbia deciso di ritardare l’uscita di altri già progettati. Il vostro coretto è riuscito a non fare sentire le domande per le quali sì – caro Signor Sindaco – è vero, come dicevano alcuni, che sul piano finanziario gli azionisti della Fiat hanno acquisito il controllo dell’azionariato di Detroit ma è altrettanto vero che sul piano industriale, come dicevano altri, il cuore della Fiat è stato acquisito dalla Chrysler.

Il cambio della sede legale è il vero colpo di teatro finale di questa tragedia lirica.
Non raccontateci che non cambia nulla per Torino, non ci riporti solo quanto dichiara la Fiat in merito al fatto che il polo del lusso rimarrà qui, un mercato redditizio, se vende. E sottolineo “se vende” cercando di rassicurarci. Probabilmente dimentica che gli impianti italiani sono in larga misura inutilizzati, a cominciare dalla vasta area di Mirafiori, e che sul loro futuro Marchionne non è andato al di là di un generico impegno. Finge di non vedere che per anni alle parole e alle promesse di questa azienda non sono seguiti i fatti. Fa finta di non cogliere il significato di fondo che è inequivocabile: il cambiamento della sede rappresenta un pezzo di economia italiana che si distacca, recando giovamento di certo ai suoi azionisti ma lasciando più povero un paese e una città che ha sostenuto l’azienda degli Agnelli.

Signor sindaco, i cittadini non vogliono rassicurazioni finte. Lei ha il dovere di conoscere fino in fondo non solo le intenzione di FIAT ma, soprattutto, i piani e gli strumenti che devono essere attivati per realizzare gli obiettivi prefissati. Cosa sarà di Mirafiori? Quale futuro spetta a questa città? Fiat ha il dovere di dirLe, di dirci, quando partiranno le produzioni. Analizzi quanto le viene riportato con occhio critico, la smetta di riportare alla città dichiarazioni rassicuranti.

Lei ha dichiarato di essere fiero di una Fiat mondiale, addirittura che come cittadino torinese non prova – testuale – “né nostalgia né sofferenza”; bene: io le consiglio di frequentare un po’ meno i palazzi romani e un po’ di più le vie Torinesi per capire che quello che lei dice non è accettabile e non è rispettoso di quello che i nostri concittadini stanno provando vedendo un pezzo della nostra storia che se ne va.
Forse è il primo esodo di una grande azienda che non avviene per cambio di proprietà, ma sotto la guida degli stessi azionisti che hanno deciso di vivere, pagare tasse, incassare dividendi, crescere altrove.
Io, a differenza sua signor Sindaco, sarei fiera di un’azienda che riconoscesse la necessità di essere produttiva ricercando la competitività senza ricorrere all’alienazione bensì alla partecipazione, al coinvolgimento, alla crescita sociale. Una realtà in cui l’efficienza del lavoratore non sia imposta ricorrendo al suo iper-utilizzo, ma migliorando le condizioni di lavoro, ponendo come cardine un’idea di sviluppo industriale sociale e sostenibile. Una realtà radicata nel suo territorio, in cui le promesse fatte pubblicamente, ancora di più se a fronte di sacrifici chiesti ai suoi dipendenti o più in generale ai contribuenti, fossero mantenute.

Mi chiedo quindi davvero come lei possa essere fiero di questa FIAT mondiale come cittadino torinese ancora prima che come sindaco di questa nostra città.

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