TASI (intervento in aula)

intervento in aula nel consiglio del 16/06/2014

Oggi approviamo questa delibera sulla TASI, della quale abbiamo lungamente discusso in commissione e in aula nei suoi vari passaggi iniziando da ciò che questo Consiglio ha votato a maggio. Molto è già stato detto nello specifico dell’imposta e quindi colgo l’occasione per tentare di alzare un po’ lo sguardo verso un orizzonte tipicamente più politico nel giorni in cui, come abbiamo letto anche dai quotidiani, gli italiani si trovano a versare allo stato 54 mld di euro di tasse.

Per fare questo userò due recenti ricerche una eseguita da Demos nel 2013 ed una apparsa sui quotidiani cittadini non più tardi di qualche giorno fa.
Nel dicembre 2013 veniva eseguito da Demos un sondaggio sul tema Stato, tasse e servizi e veniva posta la seguente domanda: “Secondo lei, lo Stato dovrebbe soprattutto cercare di diminuire le tasse o potenziare i servizi pubblici?” Nel 2005, in risposta a questa domanda, gli italiani chiedevano maggiore coerenza tra tassazione ed erogazione di servizi; nel 2013, otto anni dopo, tra crisi economica e disillusione sulle capacità delle istituzioni di garantire la giustizia sociale, le risposte si sono letteralmente rovesciate. Oggi gli italiani vogliono solo pagare meno tasse, sicuramente perché non ce le fanno più ma soprattutto perché in questi anni si sono convinti che sia meglio “sbrigarsela per proprio conto” perché il potere pubblico non fa ciò per cui gli italiani pagano le tasse.
Questo è dunque il dato di partenza; ed il fatto che lo sia è sconcertante!
La questione fiscale nel nostro Paese è ormai diventata fondamentale per sostenere ogni tipo di cambiamento, da qualunque forza politica questo venga portato. Non è più, infatti, solo l’annoso problema dell’evasione fiscale e dell’equità fiscale, ma anche e soprattutto della mancanza di efficienza e di trasparenza nella spesa dei soldi pubblici per non parlare degli extra costi che i cittadini devono pagare per finanziare le cosiddette “mazzette” o gli appalti agli amici degli amici o il finanziamento illecito ai partiti. Certo, non la norma, ma pur sempre cose che accadono e le recenti cronache lo dimostrano.
A queste sollecitazioni qualche “liberale” risponderebbe che sarebbe necessario alleggerire lo Stato, lasciando ad ogni singolo privato cittadino più soldi in tasca, perche ciascuno di noi singolarmente compirebbe scelte piu razionali di quelle che potrebbe fare lo Stato. Per me invece il ruolo dello Stato è importante, direi fondamentale, basti pensare al welfare, all’istruzione e al suo fondamentale ruolo redistributivo. Diviene quindi importante riaffermare che attraverso il processo democratico vengono individuate delle azioni della Politica e che queste sono eseguite dallo Stato grazie alla finanza generale. Il fisco è il primo indispensabile gradino della democrazia stessa.
Un buon “fisco” deve essere efficiente, trasparente ed equo ed è condizione necessaria affinché si generi un clima positivo di sviluppo e di fiducia nelle amministrazioni. Queste tre caratteristiche non devono però risiedere solamente nella fase dell’incasso delle imposte, ma anche in quella della spesa, del soddisfacimento dei bisogni dei cittadini, filtrati attraverso le decisioni assunte dalla Politica.

Al contrario dunque un fisco che non rappresenti queste caratteristiche è un grave intralcio e genera un circolo vizioso per l’intera democrazia: la scarsa capacità e volontà di soddisfare i bisogni della cittadinanza provoca una minore lealtà verso le istituzioni politiche e verso la propensione alla contribuzione, come si evince ad esempio dai dati del sondaggio a cui facevo riferimento inizialmente. Anche chi non può tecnicamente evitare di pagare le tasse vorrebbe però farlo, dati i risultati insoddisfacenti, e in questa volontà risiede la frustrazione del cittadino e un pericolo per l’intera collettività.

Il secondo dato che vorrei portare alla vostra attenzione è apparso sui quotidiani cittadini e riguarda proprio la nostra città: il commercio è calato di quasi il 30% anche a causa delle maggiori tasse che i torinesi devono pagare. Quale dunque l’effetto del combinato disposto derivante dal dover fare attenzione a diminuire addirittura gli acquisti di generi alimentari per pagare delle tasse che il cittadino medio reputa inique, perché, pur pagandole, lo Stato non è in grado di soddisfare i bisogni dei cittadini stessi?
E come rispondere ai cittadini che in buona fede si ritrovano nella più completa confusione creata dalle continue riforme fiscali, una serie di imposte che nascono di fatto già morte? Come rispondere a quelle piccole imprese che faticano ad adempiere agli obblighi fiscali e che si trovano peraltro nella totale incertezza di quanto debbano ogni anno pagare e pertanto sono nella totale impossibilità di fare previsioni di spesa delll’incidenza fiscale sulla loro attività? Come giustificare le continue riforme fiscali che anziché inseguire principi di equità e semplificazione sembrano principalmente dettate dalla ricerca di consenso (ad esempio il nascondere l’abolizione dell’imu reintroducendola come tasi)? Come rispondere ai CAF che hanno decine di appuntamenti fissati per questa settimana e ai sindacati che chiedono di non far pagare oggi questa famigerata tasi?

Ecco quindi il grande tema di oggi, non solamente legato alle detrazioni o alle aliquote ma all’intera sopportabilità del sistema democratico in presenza di un fisco come quello che noi, proprio oggi, continuiamo a supportare.

Mi rendo perfettamente conto che gran parte di queste tematiche, per dettame costituzionale, risiedono in altre sedi, ma anche noi, qui, nel piccolo della nostra Città possiamo, o meglio, dobbiamo contribuire a rinsaldare quel forte legame tra il cittadino e lo Stato, legame che si esercita anche nella fiscalità. Dobbiamo garantire una piena trasparenza, forse addirittura maniacale, nelle spese eliminando ogni possibilità di sprechi, di inefficienze o di favoritismi. Qualche caso, seppur solamente simbolico noi l’abbiamo segnalato da tempo, come sa bene il Signor Sindaco a riguardo del suo Portavoce. Molto è stato fatto sugli affidamenti ma ancora molto resta da fare, così come sulla trasparenza nella concessione dei contibuti; noi abbiamo presentato una bozza di regolamento che a breve inizierà il suo iter: mi auguro possa essere una base per affrontare concretamente la questione.

Penso davvero che noi che costituiamo il livello dell’amministrazione dello Stato più a contatto diretto con i cittadini dobbiamo mostrare, quanto meno, come vorremo fosse gestita tutta la macchina pubblica e fungere da sprono per gli altri livelli. Questo è infatti il ruolo del presidente dell’ANCI nazionale che il nostro Sindaco dovrebbe svolgere. I pericoli che corriamo tutti quanti dal perdurare di questo decadimento nel rapporto di fiducia tra il cittadino e le istituzioni ci sono evidenti, sta a noi bloccare ed invertire questa spirale perversa.

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